© - Recovery Grop  - 2025

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Sul Recovery Grop:

 

Niente è meglio di cantare. Tranne cantare insieme.

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Una vita di musica

Il coro Recovery Grop è nato sul finire del 2019 con l’obiettivo principale di offrire un po’ di svago e di allegria agli ospiti delle case di riposo della nostra regione. 

I coristi sono soprattutto “gruppo" o per meglio dire "Grop" (che significa “nodo” nel vernacolo delle valli di Non e di Sole).

I coristi, provenienti da esperienze precedenti come, per esempio,  dai cori parrocchiali, di montagna, o popolari, oppure semplicemente come prima esperienza canora, si sono uniti per la voglia di divertirsi, per la passione comune per il canto, per lo stare bene in compagnia, ma anche per l'originalità del repertorio. 

Ogni canto che proponiamo ha una propria storia ed è stato scelto ed arrangiato dal nostro maestro in conformità alle nostre capacità canore e interpretative. Il repertorio è assai vario e versatile e quindi adatto a qualsiasi pubblico.

 

Recovery Grop è attivo a Cles, Val di Non (Trento)

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Quelli erano i giorni...

Eravamo nell'anno 2018.  Voci di un coro. Voci di un gruppo di amici. 

Allora, carichi di un repertorio strettamente legato alla liturgia, ci siamo concessi il “lusso” di esplorare altri generi musicali per addentrarci in una nuova avventura. Così, in un clima di disimpegnata allegria, è nato “Una canzone, un gioco…”,  una raccolta di 33 brani musicali dove le voci dell’allora Coro dei Frati si alternano, interpretando brani di Battisti, Mannoia, Patty Pravo, Mina ecc...
Allora, eravamo inconsapevoli che da lì a poco saremmo stati travolti da una catastrofe mondiale, da una pandemia… 

E nel 2020 succede. La pandemia da coronavirus si diffonde rapidamente in tutti i Paesi e l’impotenza dell’uomo e della scienza è tanta e si manifesta con evidente preoccupazione. Da subito il contagio è apparso sfacciatamente fuori controllo e con esiti mortali. Il pensiero predominante di quel tempo era che mai saremmo potuti tornare alla nostra “beata normalità”.

Allora, sembrava utopico il pensiero che si potesse combattere il Covid-19 in tempi rapidi… La pandemia invece ha innescato una sorta di paradosso. Ha costretto le persone a stare in casa e a rinunciare alla propria “vita”. I rapporti interpersonali e quelli di gruppo si sono drasticamente interrotti con la cessazione di tutte le attività lavorative, sportive e ricreative, eccetto quelle ospedaliere, costrette a subire un ulteriore carico di estenuante lavoro.

A quel tempo, i sentimenti che trasparivano sui volti delle persone erano insicurezza, paura, ansia, angoscia… soprattutto nelle persone sole o anziane. La disinformazione generale, assieme alla supposta competenza di alcuni saccenti, hanno creato ulteriore squilibrio in un sistema che di per sè era già molto sofferente. I media (soprattutto le televisioni) hanno compiuto lo scempio estremo: hanno trasformato la tragedia in spettacolo.

Tuttavia, la rottura di tutte le relazioni interpersonali abituali ha generato un nuovo legame fra il genere umano, soprattutto caratterizzato dalla condivisione delle stesse paure e delle stesse soluzioni di difesa. La costrizione a stare in casa è divenuta un’opportunità di stare insieme senza fretta e senza affanni. Il senso di appartenenza tra le persone, derivante dalla consapevolezza di essere nella stessa condizione, di dover subire le stesse limitazioni e anche dalla condivisione della stessa passione per la musica, ci ha portato a seguire una strada che, di fatto, ha consolidato le relazioni fra i coristi.  In quelle giornate “irreali”  sembrava remota la possibilità di un rientro alla normalità fatta di esercizi commerciali aperti, cinema e ristoranti pieni di gente senza mascherina, aperitivi, cene con gli amici, concerti, attività sportive, ecc… Proprio allora nasce l’idea di utilizzare i media per sopperire alle prove. Così, armati di cellulari e computer, ci siamo ritrovati on-line per comunicare o cazzeggiare, ma anche per cantare. Questa idea ci ha permesso di costruire, poco per volta, un repertorio abbastanza variegato che abbiamo successivamente registrato nelle nostre case, muniti di cuffie, spartito, cellulare e tanto coraggio! Il risultato è un documento sonoro che abbiamo battezzato con il nome di “Canti di Pandemia”.

Ci piace pensare che “Una canzone, un gioco…” segna il termine di una fase importante della nostra attività corale mentre “Canti di Pandemia” segna invece la nascita-rinascita di un gruppo più ridotto nei numeri, ma maggiormente motivato nelle intenzioni.

Questo è il Recovery Grop.

 

Riflessione

Abbiamo sempre voluto e ancora vogliamo vedere le cose per quello che sono, ma soprattutto, vogliamo vedere il lato migliore delle cose. Anche quelle catastrofiche, sperando che le nostre capacità e gli strumenti  che abbiamo a disposizione ce lo permettano. E, da questo punto di vista, la Pandemia ci ha (in)segnato moltissimo. 

Ad esempio, ci ha dato l’opportunità di osservare da vicino e senza filtri le fragilità delle persone. Tutte le persone. Grandi, piccole, belle, brutte, gialle, bianche, nere, ricche, meno ricche, vax, no-vax, fatalisti, ribelli, complottisti, buonisti, preti e chirichetti, anarchici, politici, ingegneri, piastrellisti… persone solidali e con la paura negli occhi e nel cuore. 

La pandemia ci ha dato l’opportunità di osservare anche la precarietà in cui versa il Mondo che abitiamo. Osserviamo con preoccupazione i fragili equilibri che la Natura cerca di preservare mentre l’uomo esercita la sua arroganza fino a renderli sempre più traballanti. Finita la pandemia sono ritornate le guerre dei Potenti. 

È un panorama che rattrista, ma che ci impone di riflettere con mente lucida, finché dura. 

La Pandemia ha rallentato i ritmi del Mondo, ma non lo ha fermato… 

Così, piano, piano, tutto è ripartito. Tutto è ritornato come prima. Peggio... L’uomo che da sempre è amante del brivido, ha accelerato. Ora stiamo andando troppo veloci. Prima o poi schianteremo nuovamente. 

Sarebbe bello che le persone si potessero accodare ad altre che scelgono velocità più comode. In tutti gli aspetti del nostro viaggio. Che poi è quello che cerchiamo di fare anche noi con le nostre attività, nel Recovery Grop.